In Corea del Nord il futuro è passato
Al recente vertice tra le due Coree non si è parlato del “convitato di pietra”: i diritti umani
di Marco Lupis
Ji Sung-ho è nato a Hoeryong, vicino al confine con la Cina, 37 anni fa. Nel 2006, quando aveva 25 anni, è scappato dalla Corea del Nord portando con sé solo un paio di grucce di legno.
Per sopravvivere rubava carbone dai treni e un giorno, cadendo da un vagone in movimento, la sua gamba è finita sotto le ruote. La Polizia nordocoreana lo ha arrestato più volte e ogni volta oltre a picchiarlo a sangue faceva a pezzi le sue stampelle, che alcuni amici costruivano a mano per lui, perché lo Stato non te le dà e anche possedere un paio di stampelle può essere un lusso, in Corea del Nord.
Una volta arrivato al Sud, a Seoul gli hanno dato finalmente una protesi per la gamba, che ha reso praticamente superfluo l’uso delle stampelle. I suoi nuovi amici nella sua nuova patria, la Corea del Sud, gli hanno detto: “adesso che hai la protesi le stampelle non ti servono più, puoi buttarle via. E con loro tutti i ricordi terribili della tua vita al Nord”. Ma Ji Sung-ho non ha voluto. “Per costruire per me queste grucce” ha detto “i miei amici hanno sacrificato molte cose, trovato il legno, cosa per nulla semplice in Nordcorea, speso tempo e fatica. E il tocco finale gliel’ha dato mio padre, che è rimasto laggiù e del quale non ho più nessuna notizia da anni. C’è un sacco di amore e di sofferenza dentro quelle stampelle. E io non posso dimenticare questi ricordi, per quando dolorosi essi siano, Per questo non posso buttarle via”.
Al recente vertice tra i leader delle due Coree abbiamo visto tanta retorica: i balletti al di qua e al di là della linea di confine del 38° parallelo, il grasso dittatore Kim Jon-un ridere di gusto di fronte ai giochi di prestigio organizzati in suo onore alla cena ufficiale. Kim si è impegnato a chiudere il sito degli esperimenti atomici (che poco prima era collassato, diventando così totalmente inutilizzabile e possibile fonte di emissioni radioattive nell’atmosfera). Ha fatto grandi proclami propagandistici sulla nascita di una “nuova era” di pace tra le due Coree e con il Mondo intero. Ha “persino” spostato ufficialmente il fuso orario di Pyongyang di mezz’ora, per adeguarlo a quello del Sud ed entrambi i Paesi, Sud e Nord, hanno spento gli altoparlanti che, al confine, martellavano incessantemente proclami sul “paradiso socialista” – quelli del Nord – e diffondevano musica pop – quelli del Sud.
Ma al vertice nessuno sembra aver notato quell’ingombrante “convitato di pietra” che sedeva – non invitato da nessuno – al tavolo dei colloqui e oscurava, con la sua ombra fatta di sofferenza e dolore, l’atmosfera sorridente del summit. Quel convitato di pietra, o meglio, quell’”elefante nella stanza” che si chiama rispetto dei diritti umani infatti, non ha trovato nessuno spazio nelle “amichevoli chiacchierate” dei due leader. E se non stupisce che il dittatore Kim si sia ben guardato dal menzionarlo, stupisce invece un poco che abbia fatto lo stesso anche il presidente Sudcoreano Moon Jae-in, che ha speso molte energie nel suo paese per il rispetto dei diritti umani e dei diritti civili.
Certo, oggi la situazione in Corea del Nord non è più esattamente quella che ha lascito nel 2006 Ji Sung-ho, saltellando sulle sue grucce di legno. E nemmeno l’ecatombe della terribile carestia che alla fine degli Anni Novanta ha visto morire di fame milioni di nordcoreani. Ma ancora oggi su quel versante la situazione non è certamente ottimale, almeno secondo quanto riportato nell’ultimo rapporto disponibile della Commissione per i Diritti Umani dell’Onu, 372 pagine che documentano abusi di ogni genere perpetrati dal regime di Pyongyang, che includono torture, deportazioni forzate degli oppositori, riduzione in schiavitù, esecuzioni arbitrarie e violenze di ogni genere, anche sessuali. E che fotografa un paese, la Corea del Nord, dove di fronte a un’estesa povertà e alla permanenza della malnutrizione diffusa, Kim Jon-un e il suo entourage – responsabili di questi documentati abusi – spendono una cifra stimata in 645 milioni di dollari in un solo anno in beni di lusso, compresi liquori e sigari pregiati.
E viene spontaneo chiedersi quante stampelle si potrebbero comprare con una sola, minima, parte di quei soldi.