
Ho letto anche, in questi giorni, del tentativo di utilizzare la povera Oriana Fallaci degli ultimi anni – sola, isolata in un esilio autoimposto a New York, devastata dal tumore e più ancora dall’amarezza di una vita vissuta sempre in prima linea e piena di dolori anche privati – e quello che ha scritto (in un evidente singulto di disperazione e di orrore per i fatti dell’11 settembre) per cercare di giustificare l’odio anti islamista e oggi anti-immigrato: è una cosa che non posso tollerare.
Io la collega Oriana la ricordo forte come una leonessa, quando combatteva le sue battaglie per la dignità delle donne nel Mondo, l’Oriana che si rifiutò di indossare il velo davanti all’ayatollah Komeini… Quella è la vera e unica Oriana che io ricordo e che va ricordata. Quella che ha voluto che sulla sua lapide venisse scritto “Oriana Fallaci, scrittore“, non “scrittrice”, a signficare che non aveva nulla che dovesse o potesse nemmeno “differenziarla” dai “colleghi” maschi…
Oriana si diceva orgogliosamente di sinistra e anzi “partigiana”. Raccontava con fierezza di quando da bambina portava le bombe a mano a suo padre, partigiano, nascoste in un cestino sotto il pane. Tutti suoi libri tranne l’ultimo “La rabbia e l’orgoglio” sono evidente manifesto di una donna, di una collega, che aveva a cuore il rispetto per tutti, i diritti umani, la tutela e la parità della donna etc. etc.
Del resto, mi permetto di aggiungere, non può essere diversamente per chi faccia il nostro mestiere vivendolo come una “missione“; come sicuramente ha fatto “l’Oriana”, e come – nel mio piccolissimo – ho cercato in ogni modo di farlo io ( e per questo ho avuto il grandissimo onore di vedere critici e grandi colleghi al di sopra di ogni sospetto, ritrovare nel mio lavoro e nei miei libri, l’esempio e “la scuola” di quelli che sono stati infatti per me i due grandi maestri: Oriana Fallaci, appunto, e Tiziano Terzani).
Resto convinto, del resto, che non si possa essere al tempo stesso giornalisti e reazionari. E cerrtamente Oriana tutto era ed è stata, tranne che reazionaria.
Come ho detto la “deriva” delle invettive anti-islamiche, dello scontro tra civiltà del suo ultimo libro – disperato libro, aggiungerei – la si deve secondo me alla stanchezza di una vita difficile e dolorosa, alla malattia che la stava divorando, all’età e appunto, a quella disperazione alla quale lei ha cercato comunque in ogni modo, fino all’ultimo istante di vita, di sfuggire, lottando fieramente contro tutto e contro tutti, cancro compreso. Da quella straordinaria lottatrice che è sempre stata.
Io, almeno la ricordo e la ricorderò sempre così.
Guai a voi, non toccatemi Oriana Fallaci!
Non provate a usarla per giustificare la vostra campagna d’odio verso chi non è pieno d’odio come voi!